11 e 12 giugno 2025 – Partiamo da Fromista e ci infiliamo per una strada che diviene sempre più stretta e sempre meno trafficata.
Alla fine le auto scompaiono per una trentina di chilometri e ci inerpichiamo attraverso gole molto suggestive fino al passo di Carazo, a 1249 metri, dove finalmente vediamo due esseri umani che sbucano da un sentiero.
La discesa è più agevole e dopo qualche chilometro sbuchiamo su una statale che ci condurrà sino a Soria.
Finalmente facciamo pace con questa città. Lo scorso anno avevamo trovato un’area camper molto periferica, costosa e senza alcun mezzo per raggiungere il centro.
Questa volta abbiamo scoperto un parcheggio comodissimo vicino all’ipermercato Leclerc. Manca la corrente elettrica e gli stalli sono molto stretti; il posto è ambito e non è facile trovare parcheggio, ma con un po’ di costanza riusciamo a installarci.
Un servizio di autobus comodissimo conduce in centro (Linea 2, biglietto a 90 centesimi, autisti cortesi) dove sorge la bellissima iglesia de Santo Domingo, capolavoro dell’arte romanica castigliana.

E’ un convento di Clarisse e riusciamo sia a ghermire l’ultima parte di una sonata per organo di Honegger, sia un sacchetto di dolci fatti dalle monache, in vendita in un banchetto del vicino mercato, il banco n.° 2, per la precisione, gestito da volontarie perché le monache seguono una clausura molto rigorosa.

La città di Soria presenta alcune caratteristiche: pochissimi balconi e tantissimi bow-windows di ogni foggia e misura e poi un numero notevole di bar, ristoranti e luoghi di ritrovo per bere di bicchiere di di vino o un piccolo boccale di birra, rigorosamente accompagnati da almeno una piccola tapa già da metà mattina.

La concattedrale di S. Pietro, molto periferica, è suggestiva e contigua a uno splendido chiostro romanico, ma servita da un sagrestano particolarmente scorbutico e scostante la cui unica soddisfazione è ricordare a chiunque entri che non è possibile fare fotografie.

Non ce la prendiamo molto anche perché il tempo è splendido.