
9 giugno 2025 – Plasencia è una città d’arte e consensualmente epicurea.
Era lunedì e all’Ufficio del Turismo ci avevano anticipato che avremmo trovato chiusi chiese e musei, invece no; anche in Spagna la mano destra spesso non conosce quella sinistra.

Ci sono due cattedrali unite, la vecchia e la nuova, ma invece di essere affiancate come a Salamanca qui stanno una davanti all’altra e si embricano in una sequenza fantastica, unite da un chiostro.

La visita delle due chiese, giusto iniziata al nostro comparire in piazza, è stata scandita da un’audioguida compresa nel biglietto e quanto mai esaustiva (anche se non c’è l’italiano).
Il personale è gentilissimo e disponibile.
Usciti da questa meraviglia abbiamo scoperto la gastronomia estremegna e i suoi formaggi.

Peccato dover riprendere il volante e non indulgere con qualche bicchiere di rosso per celebrare lo splendore e la diversità dei formaggi prodotti con latte di capra, e alcuni di pecora, morbidi e vellutati.
Purtroppo la città non possiede servizi pubblici ben strutturati, mancano sia Über, sia Bolt e si deve ripiegare sui taxi, ma per ora i taxisti di Plasencia non hanno conosciuto i loro colleghi italiani e hanno ancora prezzi praticabili.
La città è gemellata naturalmente con Piacenza, cui la lega un’affinità non certo casuale.